Ristrutturazione del borghetto medievale detto "il pino"
Ponticello, Filattiera


L’EDIFICIO
L’edificio chiamato “il Pino” ( per via di un suo mitico mezzadro-abitante ) che forse meglio sarebbe chiamare “ borghetto” dato l’aspetto, è formato da una vetusta e venerabile torre a tre livelli (come molte se trovano nella zona) e di un’ adiacente edificio su due: realizzato in più momenti, con tecniche anche diverse e materiali assai antichi, seguendo le tipologie semplicissime dell’area geografica a cui appartengono .



La storia, documentata, è difficile da ricostruirsi. Quello che si sa per certo si deduce dalla tipologia a torre in uso dal X secolo in avanti; dalle tecniche e dai materiali nonché dalle tracce del tempo, tra cui, la più recente, il terremoto degli anni ’20. Questo diroccò il borghetto ed impose, in sede di ricostruzion,e cordoli di c.a., chiusure di aperture assai ravvicinate, oltre a rappezzi fatti con materiali assai disomogenei e rifacimenti di coperture poco rispettosi dei sottostanti vani murari. “Il Pino” dovette conoscere anche un recente ( per via delle tecnologie usate per i solai) “momento d’espansione” con la costruzione di un grosso vano destinato a “stalla razionale” come era in uso chiamarle allora: con il pavimento a pendenza la mangiatoia continua ecc. ecc. Al di sopra di questo un’ulteriore abitazione.


I materiali sono il sasso e la malta di calce. Le spallette delle aperture sono in mattoni zoccoli di diversa forma e dimensione a testimonianza di un processo produttivo povero che riutilizzava materiali presenti sul posto e/o provenienti da demolizioni. Si trovano tracce di mattoni forati utilizzati per brevi tratti di muratura od inseriti “ alla traditora” nelle murature . L’intonaco è totalmente assente all’esterno e riveste invece gli ambienti abitativi dei piani superiori. La tipologia, semplicissima ed immune da qualsivoglia “intenzionalità progettuale”, è di cellule elementari accostate tra loro ed adagiate al percorso che dal borgo di Ponticello conduce al Molino Zangrandi. Composte da un piano terreno voltato a crocera (completamente in sasso) di altezza modesta, adibito a rifugio-stalla e/o cantina e di un altro vano abitabile superiore adibito ad abitazione. L’accesso al vano superiore è sempre avvenuto attraverso scale esterne, nè si trovano tracce di scale antiche all’interno.


Quando, per motivi di densità abitativa, è stato necessario realizzare un’abitazione per ogni cellula, sono stati creati ballatoi-disimpegni sulla facciata di cui è rimasta testimonianza, ancor oggi, sul versante verso Ponticello.
Anche la torre, sia pure con una consistente cintura di pietra sagomata a toro a livello del calpestio del piano primo, non sfugge al modello avendo anch’essa un piano terreno unicellulare voltato a crocera (molto alta in questo caso) piantata su muri molto spessi, a lasciare indovinare l’altezza finale; Al di sopra due piani abitativi. Una bocca di camino sita al piano primo in pietra con semplici modanature lasciano pensare ad un ambiente di cucina. La canna ed il focolare, all’interno della muratura, sono stati probabilmente chiusi in concomitanza di qualche rifacimento a seguito del movimento tellurico che ha aperto lesioni verticali profonde lungo il tracciato della canna.
Tutto il borghetto è coperto con tetti a falde inclinate che formano soffitte non abitate anche se di dimensioni consistenti . Il manto di copertura è stato rifatto probabilmente con il terremoto quando si è sostituita la leggera tegola alla marsigliese alla più pesante “piagna” tipica dell’area.
Ulteriori piccole superfetazioni si sono aggiunte in tempi differiti a soddisfare esigenze del momento: un wc esterno sul ballatoio, una porcilaia, una pensilina. Quello più significativo è un ambiente addossato alla torre ed adibito a rimessa agricola con solaio in longarine e tavelloni.

IL RESTAURO
L’edificio nel 2003, all’inizio dell’iter di ristrutturazione, era disabitato già da diversi anni, tranne un’alloggio affittato come seconda casa insieme ad un piccolo orto annesso.
Alla base della rinascita e del riuso, riutilizzandolo come alloggio turistico, c’è stata la decisa intenzione di intervenire il meno possibile, anche sull’organizzazione degli spazi interni, e seguire le “naturali inclinazioni” del luogo.


Piano terreno
Si sono così ricavati “solo” 4 alloggi più alcuni locali a disposizione (anche per turismo ippico) al piano terreno.


Piano primo
Con queste premesse l’operazione più impegnativa è stata quella di rifare le coperture pur utilizzando gran parte dell’orditura esistente e sostituendo quasi tutti i travetti. Al di sopra è stato posto un tavolato ed al di sopra posta una guaina e le vecchie tegole in dotazione. Lo spessore del tetto è rimasto pressoché quello di prima: l’unica cosa che non si è potuto evitare è la scossalina di rame di testa a coprire il tavolato.
Per il resto, poche cose fatte con modestia.
Sono state eliminate grossolane ed inutili superfetazioni (realizzate perdipiù con improbabili materiali) ed un incredibile parapetto pieno di c.a. che ornava, a testimonianza della modernità che avanza, la torre medievale ha lasciato il posto ad un parapetto di ferro di semplice fattura.
Sono state intonacate quelle, fortunatamente poche e nascoste, superfici che presentavano mattoni forati al’esterno o troppo disomogenee.


La scala esterna in ferro: progetto


La scala esterna in ferro: progetto

Gli ambienti al piano terreno sono stati lasciati a magazzino (come d’origine) per non deturpare con improbabili aperture, intonacature, impermeabilizzazioni ecc. ecc. il mirabile aspetto di “antro” congenito alla parte d’edificio.
Per il resto non si è proceduto a particolari stravolgimenti, demolizioni, interpretazioni particolari degli spazi: si è voluto riproporre il modo d’abitare “semplice”, con poche cose e di poco impatto.
Si è ricondotto l’edificio fino al momento in cui è stato “parte” del suo contesto storico e territoriale; prima che i sommovimenti del consumismo del secondo dopoguerra e del conseguente boom economico devastassero quel sottilissimo equilibrio “naturale” che c’era tra gli abitanti, il territorio e i sui edifici; tra l’uomo ed i sui prodotti.
Via quindi i pavimenti in marmittoni di graniglia e rifacimento con pianelle di cotto di recupero o nuove ; purchè fatte a mano.
Via gli zoccolini di qualsiasi materiale; al suo posto una fascia dipinta a smalto.
Via i rivestimenti dei bagni e delle cucine con le piastrelle: troppo cittadine e lussuose per una casa di mezzadri: al suo posto l’intonaco dipinto a smalto.
Via quindi gli impianti elettrici sottotraccia (difficili anche da realizzare data la muratura a sasso) e via i punti luce deviati, commutati, manovrabili da qualsiasi punto. Non poche ma strategiche “prese” al di sopra dello zoccolino per alimentare circuiti elettrici, tv e telefoni realizzate con apparecchi Gambarelli in ceramica smaltata come all’inizio del secolo scorso.
Gli infissi esterni sono stati rifatti tutti utilizzando le tipologie esistenti ed i profili a battuta compatibili : le cremonesi sono quelle da apporre in vista sull’esterno. L’oscuramento è interno ed i portoncini d’accesso sono del tipo più semplice con doppio tavolato alla mercantile.
La tinteggiatura non è stata ossessivamente guidata dal concetto di levigatezza e superficie ma si è preferito lasciare le gobbe del tempo e dell’imperizia degli autori spesso contemporaneamente sia contadini che muratori.
All’esterno ragioni prettamente economiche e strategiche (il soggiorno turistico impone la piscina tra le attrezzature dedicate) hanno fatto preferire una piscina prefabbricata all’idea del laghetto-abbeveratoio realizzato in situ.

Scala in ferro: Isometria