Proposta nuovo quartiere a Rheims



La vista generale

Il progetto fu redatto in occasione di un concorso pubblico per edilizia sociale.
L'area prescelta, in zona quasi centrale, era occupata da alcune basse e semplici abitazioni e molti capannoni artigianal-industriali come se ne vedono in tante cittine d'Europa.
Ai margini, prospiciente, un bel liceo dei primi del secolo .
Un edificio a mattoni ed intonaco, non semplice ma solido, saldo, materico e ben costruito, come l'edilizia francese otto-novecentsca : Senza fama e neppure da attribuirsi ad un "architetto" in particolare ma a quel "grande architetto collettivo" che si intravede dietro ogni cosa: fatto di buone proporzioni, dettagli ben costruiti, motivi formali intensi e mai pesanti. Quel mirabile equilibrio insito, spontaneo, nella propria civiltà.
Il luogo si sarebbe potuto definire "in via di trasformazione" inserito in un reticolo viario già sviluppato e funzionale: in attesa di diventare un brano compiuto e continuo di tessuto cittadino.



La veduta di un angolo interno


La veduta del precedente dall'esterno

In questa ottica, di trasformazione di un'area semicentrale in un brano di tessuto denso e compiuto, fu concepito questo progetto: per corti comunicanti e con prospetti continui lungo le strade perimetrali; inglobando solo gli edifici esistenti "significativi" e "coerenti" con i luoghi.



Il tipo base

La tipologia proposta per le abitazioni risulta alquanto flessibile e porterebbe ad una infinità di soluzioni. Anche se chiaramente trattasi di una flessibilità "teorica" : utile in ambienti di sviluppo rapidissimo che vedono trasformarsi le necessità e l'alternarsi velocissimo degli utenti, restando sottintesa la proprietà non frazionata dello stabile.e dell'intero complesso.



il tipo ampliato da aggregazioni successive

Una flessibilità buona per progettare e tagliare in corsa gli alloggi sulle necessità del momento ma del tutto ininfluente nel caso di lunghi affitti o di situazioni proprietarie frazionate.
Ma una certa rassomiglianza, sia pure lontana, con la tradizione e le sue forme aggregative ha determinato il sospetto ed la presa di distanza della giuria; più interessata, a giudicare dal progetto premiato, a mostrarsi al passo coi tempi, disinibita ed originale.
Il vincitore (..toh..casualmente... francese !..) mostrava, nel disegno più significativo (...un prospettiva...) una sorta di ambiente, definito per piani intersecatesi (... ad angolo retto mi pare di ricordare...) , che doveva essere l’interno di un soggiorno: orbene il centro dell'ambiente era occupato da un bel canguro !
" Can guru"...che ne so ?
Quanto realizzato in seguito si può agevolmente dedurre dalle fotografie, dove appare lo stesso angolo illustrato sopra realizzato con gli scatoloni bianchi ed ingentilito dal verde che, bontà sua, non ha preferenze tra un'architettura e l'altra ed è ecumenico: tratta bene tutti.


L'angolo illustrato sopra come realizzato


In fondo, a guardar dall'alto, anche nel progetto realizzato la necessità di ricostituire la "rue corridor", gli isolati che si allineano lungo le strade, uno dei tratti caratteristici e basilari, è evidente e ricercata. Ciò di cui si guarda bene, invece, è di aderire al genius loci, la "francesità", preferendo allinearsi ad un insipida estetica suburbana di città indefinibile... spagnola ?... bosniaca ?... lituana ?
Il tono generale è quindi da palazzina di periferia degli anni '50.
Composizione a "fette orizzontali", mancanza assoluta di allusioni alla materia tipica delle costruzioni ( pietra, mattoni,tegole); mancanza di tetto (..retaggio del passato e delle case di "marzapane"...); lunghe balconate (...deserte a quanto pare..) ad ingentilire il prospetto: un'architettura che riunisce, ostensibilmente, l'aborrito biancore del sanatorio, la numerata divisibilità del carcere e l'aspetto generale "provvisorio"...sospeso... in attesa di qualcosa di inafferrabile (...la vita, forse ?...)


L'accostamento tra il vecchio ed il "nuovo che avanza" (...nel senso che è in più...)


Non so se sia più responsabile di ciò l'architetto o chi , colpevolmente, l'ha "innescato" e fatto mesplodere...all'università o nel mondo del lavoro.

Con l'Arch. A. Franchetti Pardo